Va dove ti porta il portafoglio. Ecco perché seguire questa filosofia NON ti porterà da nessuna parte, se non direttamente in tribunale davanti ad un giudice.

Sono le 6 di mattina, il sole sta facendo capolino dalla collina di fronte a me. Il cielo è di un bel colore rosa pallido. 

L’aria fresca della mattina.

È la parte del mio lavoro che amo. Essere da solo con i miei pensieri, quando il mondo è ancora assonnato sotto le coperte. Qualcuno sta cercando a tastoni la sveglia sul comodino per spegnere l’inesorabile bip bip, qualcun altro è ancora nel pieno di un bellissimo sogno. 

Poi ci sono quelli come me.

Quelli che a quest’ora sono già operativi, quelli che lavorano di nascosto per fare in modo che le altre persone possano trovare tutto in ordine al loro risveglio.

Qualcuno potrà prendermi per pazzo, ma io mi ritengo fortunato. Amo il mio lavoro. Amo il servizio che offro alla mia città, amo sentirmi utile alla mia comunità. 

E così tutte le mattine a quest’ora, di fronte a questo semaforo e con lo sguardo perso dentro questo tramonto dietro la collina, mi ricordo di quello che faccio e perché lo faccio.

Tutte le mattine.

Anche oggi.

A proposito, mi chiamo Carlo e sono un operatore ecologico.

Il verde è già scattato da qualche secondo. Fortunatamente a quest’ora non c’è nessuno pronto a suonarti e inveirti contro perché hai titubato un millesimo di secondo in più allo scattare del verde.

Ingrano la prima e parto.

Sono quasi alla fine del mio giro. La vasca sul mio mezzo è bella piena e sto andando a svuotarla al centro di raccolta.

Un gatto attraversa a tutta velocità. 

Preso di soprassalto lo evito e finisco su quella cavolo di buca che ancora è li dopo mesi e mesi di segnalazioni.

Sobbalzo.

Sento uno strano rumore. Come se qualcosa si stesse spaccando.

Mi sento ribaltare indietro. Tutto a un tratto il rumore di ferro che striscia sull’asfalto e le scintille mi investono il cervello che prima era rilassato dal canto degli uccelli e dalle luci dell’alba.

Che cavolo è successo?

Mi guardo intorno e mi trovo incassato, con il volante sullo stomaco e il parabrezza che guarda verso l’alto.

Guardo dietro e vedo la vasca completamente appoggiata alla cabina.

Fortunatamente stavo andando piano e quindi sono già fermo. Ma veramente non ho capito che cavolo sia successo.

Con fatica riesco a liberarmi ed uscire dal mezzo…

Lo guardo.

È spaccato in due!

Rotto.

Diviso di netto tra cabina e il retro del telaio.

Proprio come fosse un grissino spezzato, 

Ora. Tutte le belle parole sul mio lavoro che pensavo nella mia mente, sono vere. Se non fosse che poi devo fare i conti con quegli spilorci dei miei capi che mettono a repentaglio la mia vita per spendere 100 € in meno.

Io l’avevo detta già dal primo giorno che questo mezzo non mi dava nessuna fiducia. Era costruito in maniera strana. Era di una marca che non avevo mai sentito, dava l’idea di essere costruito di cartapesta.

Ma tant’è… non sono io che decido. Io eseguo il mio lavoro, e quello che mi danno, prendo.

Ma cavolo, spaccarsi in due così era una cosa che non avevo mai visto!

E per fortuna che sono le 6 di mattina; ancora non c’è nessuno in giro, altrimenti sarebbe stato un bel disastro.

Avrei potuto veramente fare del male a qualcuno e sopratutto a me!

Ecco, questo è quello che è successo pochi giorni fa a Carlo, un operatore dell’azienda SonFurboePagoPoco srl che lavora con Giovanni, un venditore che ogni tanto collabora con me. 

Un veicolo spezzato in due come un grissino.

Ma la cosa più assurda è l’antefatto di questa storia, tutto quello che è successo prima.

Infatti l’azienda, SonFurboePagoPoco srl, mi aveva già contattato un po’ di mesi fa, tramite Giovanni.

Volevano una vasca per la raccolta dei rifiuti da montare su un Porter. 

Nessun problema, se non per il fatto che il prezzo che avevo proposto era troppo alto. C’era un’azienda che gli aveva fatto un preventivo molto, ma molto più basso. 

La metà.

Beh, in queste situazioni io alzo le mani. Mi dispiace. Non conosco l’azienda, non so come lavora, ma se fanno “la stessa cosa a metà prezzo”, beh, allora probabilmente sono più bravi di noi. (c’è del sarcasmo)

Non rilancio nemmeno. Lascio il cliente andare dove lo porta il portafogli.

Così la storia fa il suo corso. 

E il povero Carlo si ritrova letteralmente con il culo a terra, in mezzo ad una strada, alle 6 di mattina, con un Porter spezzato in due.

Le foto che mi arrivano sul cellulare sono raccapriccianti.

E ancora più raccapricciante è la richiesta di Giovanni, il collaboratore.

“Quindi che si fa? Gli dai una mano? Avresti un mezzo da dargli al volo? Mi raccomando, che costi poco”

Ricapitoliamo.

Vengo silurato perché sono caro, vengo letteralmente snobbato per far posto ad un mio concorrente che fa “le stesse cose” alla metà e ora IO ti dovrei vendere “la stessa cosa” a poco prezzo?

Beh, sicuramente potrei dare una carriola al povero Carlo così da mandarlo in giro a raccogliere l’immondizia a piedi. 

Sicuramente NON RISCHIEREBBE LA VITA.

So che ti starai chiedendo: “Ma scusa Andrea. È il Porter che si è rotto, non l’attrezzatura. Cosa centri tu e il fatto di costruire veicoli solidi? Se ci fosse stata sopra un’altra attrezzatura sarebbe successa la stessa cosa!”

Effettivamente non hai tutti i torti. Se non fosse che quando mi sono arrivate le foto del mezzo ho notato subito un particolare che mi ha fatto capire il livello di preparazione (o meglio di NON preparazione) del costruttore dell’attrezzatura.

Ora ti spiego.

Hai presente le due alette di ferro poste tra cabina e il telaio nel Porter, le puoi vedere qua sotto.

Rinforzo telaio Porter

Ecco, probabilmente sono quei particolari che hai sempre visto ma di cui non ti sei mai chiesto l’utilità. 

Beh, non ti preoccupare sei in buona compagnia, a quanto pare non se lo sono chiesto nemmeno i tecnici che hanno costruito l’attrezzatura per SonFurboePagoPoco srl.

Guarda la foto.

Telaio rinforzo assente su Porter

Come vedi queste alette NON CI SONO!

Quindi? Cosa significa?

La risp Giuntura tra cabina e telaio Porter osta è semplice. Questo è un piccolo telaietto di soste
gno che la Piaggio monta come rinforzo per fare in modo che il punto di incontro tra telaio e cabina sia più resistente.
In pratica il telaietto di rinforzo serve ad impedire che il carico della vasca vada a gravare su quella parte di telaio. In quel punto le forze sono molto alte e il tempo e le sollecitazioni possono provocare la rottura del telaio stesso.

Proprio com è successo al nostro povero Carlo. Telaio supporto attrezzatura

Un qualsiasi costruttore serio e con del sale in zucca, utilizza questo telaietto come supporto per la propria attrezzatura. È li che si vanno a saldare le force che sostengono la vasca e i piedi stabilizzatori.

Ma non chiaramente i nostri amici, i quali hanno avuto la bellissima idea di togliere questo telaietto, per non si sa quale motivo, e montarci sopra la loro attrezzatura.

E quando ti dico “per non si sa quale motivo” non sto dicendo una frase a caso, è proprio che non c’è una motivazione particolare. 

Forse per recuperare quei 2 o 3 chili di portata, oppure per poter avere più libertà nel montare l’attrezzatura e poterla preparare prima che arrivi il camion.

Comunque sia, è stato un errore da persona che NON SA MINIMAMENTE come si lavora.

Inoltre, il loro controtelaio su cui è incernierata la vasca, non arriva nemmeno fino alla cabina. Si ferma qualche decina di centimetri prima, andando a creare uno sforzo anomalo sullo chassis.

E tu ti affideresti ad un’azienda del genere? Che toglie VOLUTAMENTE un pezzo essenziale di camion per non si sa quale motivo?

Non stiamo parlando di un mobile di Ikea che anche se ti rimangono delle viti in più alla fine del montaggio, sta su lo stesso. 

Stiamo parlando di un veicolo che circolerà su strade trafficate in mezzo a delle persone. 

CON UN TUO OPERATORE ALLA GUIDA!

Senza quel particolare, SEI COMPLETAMENTE FUORI LEGGE! 

NON puoi collaudare il Porter SENZA quel particolare. Non è omologato a girare su strada. 

Solo questo te la dice lunga sulla serietà di questo tipo di aziende. 

Inoltre, ti rendi conto della PERICOLOSITÀ di questa azione? 

Un mezzo che si spezza in due per strada!

Se non ci rimani secco è un miracolo.

Ma torniamo alla nostra azienda, che non contenta di tutta questa storia, ha avuto la malsana idea di sistemare il disastro SALDANDO IL TELAIO ROTTO.

Saldatura fatta su chassis

È una cosa da criminali!

Si va ad indebolire ancora di più il telaio e, oltretutto si va a perdere qualunque possibilità di aiuto dalla casa madre, la quale non permette, giustamente, alcuna modifica o intervento sul telaio stesso.

Quando ti dico che il prezzo di un mezzo determina la qualità dello stesso e che non puoi spendere sotto una certa soglia, non lo sto dicendo per giustificarmi o per pararmi il sedere dal fatto che i miei prezzi solitamente sono leggermente sopra la media.

Lo sto dicendo per te e per la tua produttività, ma sopratutto per la TUA incolumità e quella dei tuoi operai.

Se al posto di Carlo ci fosse stato un TUO operatore e si fosse trovato in mezzo ad una strada trafficata creando un incidente mortale, chi credi ci sarebbe andato di mezzo? 

L’azienda costruttrice? Forse si, se non è già scappata chiudendo baracca e burattini.

Ma la TUA azienda ci sarebbe entrata con tutte le scarpe, e sicuramente chi ha acconsentito all’acquisto del mezzo avrebbe fatto una brutta fine.

Perché rendere difficile la vita dei tuoi operatori che cercano di fare il loro lavoro al meglio, trovando sempre la forza e la voglia di rendere la loro città un posto migliore?

Perché mettere a repentaglio la loro incolumità?

Perché finire in tribunale, davanti ad un giudice, per tentato omicidio colposo?

Ma non ti preoccupare, la soluzione c’è. Ed è semplice.

Affidarti ad un’azienda seria, sul mercato da anni e che da anni si occupa SOLO ed esclusivamente di veicoli per la raccolta dei rifiuti.

Un’azienda che sa come si lavora, sa quali sono i problemi e sa affrontarli.

Già, perché chiaramente non ti sto dicendo che affidandoti ad un’azienda seria non avrai problemi.

Ne avrai. 

Voglio essere molto onesto. 

I problemi ci saranno sempre. Sarebbe utopistico anche solo pensare di non averne.

La differenza la fanno, il tipo di problemi e sopratutto il modo in cui si risolvono questi problemi.

Ti dico subito. Scappare o sparire non è una soluzione che adottiamo o che abbiamo tra le nostre opzioni di politica aziendale.

Prenderci le nostre responsabilità e fare in modo che tutto fili liscio e che si risolva nel migliore dei modi.

Beh, questo è il NOSTRO MANTRA.

Ed è il motivo per cui abbiamo ideato il nostro LONG LIFE SYSTEM.

Che cos è? 

Beh, se continui a seguirmi lo saprai presto, per ora non voglio ancora svelare troppo. 

Ma ho una bella sorpresa per te.

“Ti farò un’offerta che non potrai rifiutare…”

Hai un parco macchine e vorresti fare un check up completo per capire il suo stato di salute?

Beh lascia i tuoi dati nel form alla fine della pagina. 

Sarai messo in lista per una promozione che sto ideando e che prenderà il via da dicembre.

Prendilo come un regalo di Natale in anticipo.

Il primo check up per veicoli satellite per la nettezza urbana.

Avrai la possibilità di avere una vera e propria consulenza sullo stato di salute del tuo parco mezzi.

Chiaramente l’offerta è rivolta alle cooperative e alle aziende che hanno un parco macchine contenuto. 

Purtroppo non per le grosse aziende.  

Per ora non posso permettermi di fare un check up completo ad un parco macchine di più di 100 veicoli.

Inoltre non sarebbe nemmeno utile alla loro politica interna.

Quindi non aspettare, lascia qua sotto i tuoi dati. 

Da dicembre, appena tutto sarà operativo, verrai contattato. 

E mi raccomando:

“Se un mezzo ti viene proposto alla METÀ del prezzo,
non stupirti se dopo qualche anno ti ritrovi ad avere il mezzo spaccato a METÀ.”

Let’s Rock
Andrea

 

PS.
Tutti i nomi sono di inventati, sono i fatti che purtroppo… sono realmente accaduti…

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2 commenti su “Va dove ti porta il portafoglio. Ecco perché seguire questa filosofia NON ti porterà da nessuna parte, se non direttamente in tribunale davanti ad un giudice.”

  1. Molto interessante. Lo stesso può accadere nei vecchi camper (vintage) con roulotte giustapposta al pianale di (ciò che restava) di un furgone chiuso in lamiera. Gli allestitori dell’epoca affidavano alle pareti della roulotte l’apporto strutturale precedentemente garantito dal corpo in lamiera del furgone. Togliendo ad una scocca portante tutto ciò che è dietro la cabina di guida e sopra il piano di carico, resta il reticolo di longheroni e traverse diretto all’assale posteriore, non certo paragonabile ai telai portanti dei mezzi degli anni ’50. Se la roulotte non poggiasse contro la parte alta della cabina di guida e le sue pareti non vi trasferissero le sollecitazioni dinamiche dell’uso quotidiano, alle spalle del guidatore correrebbe una identica linea di rottura…

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