Industria 4.0 tra miti e leggende

Eccoci qua, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho scritto ma avevo bisogno di stare concentrato su alcune novità che abbiamo in cantiere.

Questo articolo però non poteva più essere rimandato, attorno a questo argomento infatti si è iniziato a creare  un alone di mistero e di false notizie che nemmeno per lo sbarco sulla luna del ’69.

Leggi interpretate a caso, sotterfugi per riuscire a recuperare quanti più soldi possibili… Insomma, un vero ginepraio, per non dire di peggio. 

Ecco quindi che mi sono ritagliato un paio di orette per recuperare tutte le informazioni e riportarti i punti salienti che animano tutto il vasto mondo degli investimenti tecnologici legati al programma “Industria 4.0”.

Ma partiamo dal principio. Cosa si intende per Industria 4.0?

Il concetto, derivante dal piano industriale del governo tedesco presentato nel 2011, identifica l’insieme di una serie di tecnologie attraverso le quali le imprese hanno la possibilità di innovare radicalmente il loro modello di business secondo quattro direttrici strategiche.

  1. Investimenti innovativi
  2. Infrastrutture abilitanti
  3. Competenze e Ricerca
  4. Awareness e Governance

In poche parole, il Piano Nazionale Industria 4.0 si pone l’obiettivo di innalzare il livello tecnologico delle aziende italiane, favorendo l’introduzione, nei vari cicli produttivi, di tecnologie innovative basate sulla integrazione tra macchine, processi e prodotti con le tecnologie abilitanti del paradigma 4.0.

Chiaramente questa definizione non è esaustiva, avrei dovuto scrivere un trattato di decine di pagine. Ti lascio quindi questo breve riassunto (Scarica il manuale) scritto dai consulenti che ci seguono per quanto riguarda questo aspetto (Warrant Hub S.p.A.). Potrai leggere più approfonditamente, ma sempre in modo chiaro, tutto quello che c’è da sapere sulla normativa.

Cosa c’entra con i camion della nettezza urbana?

Lo so, la domanda principale è solo una.

Posso usufruire di questo piano di iper-ammortamento anche nell’acquisto dei nostri amati camion della spazzatura?

La risposta semplice è SI. Acquistando un’attrezzatura che rientra nella definizione di bene tecnologico, come descritto nella legge, avrai la possibilità di usufruire di un’agevolazione fiscale pari al 40% del costo del bene (numeri e percentuali sono quelli riferiti al periodo di uscita dell’articolo, agosto 2022).

Perfetto. Direi che possiamo finire qui l’articolo.

Ma come? 2 anni per scrivere semplicemente questo?

Hai ragione. Effettivamente niente è mai semplice, soprattutto in Italia e l’industria 4.0 non fa eccezione. Anzi.

Essendo un’agevolazione fiscale, dove quindi lo Stato ti deve dare dei soldi, ci sono paletti, dei criteri stringenti, difficili giri di parole per spiegare concetti altrettanto complicati. Bisogna quindi cercare di districarsi tra queste frasi apparentemente incomprensibili, cercando di non fare errori. Errori che potrebbero costarti molto caro

Infatti, per evitare mille burocrazie, si è cercato di lasciare al costruttore l’onere di autocertificare il bene e poi ad un perito di controllarlo una volta consegnato. In seguito, l’agenzia delle entrate può fare dei controlli a campione.

Sarebbe una enorme scocciatura vedersi arrivare l’Ufficio delle Entrate con la pretesa di riavere indietro i soldi elargiti e magari qualche penale extra.

E fidati che i controlli vengono fatti.

Posso scaricare tutto il veicolo?

Partiamo subito con il dire che SOLO le attrezzature possono beneficiare degli incentivi, NON gli autotelai. Questo vuol dire che se ti arriva un preventivo da 50.000 € per un veicolo compattatore, devi prima di tutto chiedere che l’importo del telaio venga diviso da quello dell’attrezzatura, per calcolare meglio il tuo ritorno di investimento.

Chiaramente, se il fornitore si rifiuta di farlo o peggio, ti dice che lui può farti rientrare anche il telaio tra gli incentivi, beh… scappa a gambe levate.

Ma alla fine dei conti, cosa chiede questa benedetta legge? E come si fa a capire se un veicolo per la raccolta dei rifiuti ci rientra o no?

Essenzialmente il bene in questione deve rispettare alcuni criteri particolari, di cui 5 essenziali:

  • Controllo per mezzo di CNC e/o PLC.
  • Interconnessione con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program.
  • Integrazione automatizzata.
  • Interfaccia tra uomo e macchina semplice e intuitiva.
  • Rispondenza ai più recenti standard in termini di sicurezza, salute e igiene del lavoro.

Più 2 aggiuntivi da scegliere tra 3 alternative:

  • Sistemi di tele manutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto.
  • Monitoraggio in continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori e adattività alle derive di processo.
  • Sistema cyberfisico.

Ma cosa vuol dire tutto questo? Andiamo ad analizzare ogni punto nello specifico.

Controllo per mezzo di CNC e/o PLC

Il mezzo deve essere controllato attraverso delle centraline CNC (Computer Numerical Control) o PLC (Programmable Logic Controller) che non sono altro che centraline elettroniche che gestiscono e monitorano tutti i sensori e gli attuatori della macchina. In questo caso tutte le attrezzature possono essere dotate di questo sistema e quindi, su questo primo criterio, possiamo stare tranquilli.

Interconnessione con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program

Lo so sembra la frase che dice Ufo Robot quando deve sferrare il colpo finale, ma ti posso assicurare che è molto più semplice. In pratica, l’attrezzatura deve poter dialogare con una piattaforma di monitoraggio. Deve poter scambiare informazioni con altri sistemi informativi per mezzo di un collegamento documentato ed essere predisposta per ricevere istruzioni da remoto.

In parole ancora più povere, devo poter vedere lo stato della macchina dal computer dell’ufficio.

Dati che può inviare ad altri sistemi informativi

  • Stato macchina (on / off / run / stop)
  • Tipologia di ciclo di lavoro attivo
  • Anomalie/errori di funzionamento
  • Report sulle attività svolte dalla macchina

Dati che può ricevere da remoto

  • Configurazione da utilizzare con le tipologie di lavorazione
  • Richiesta di informazioni sullo stato di funzionamento della macchina

Se per i dati in ingresso tutto è molto semplice, per quelli in uscita la storia si complica, ma vediamo meglio nel prossimo paragrafo.

Integrazione automatizzata

Questo parametro è strettamente legato a quello precedente. Abbiamo detto che la macchina deve poter ricevere dei parametri operativi da un sistema esterno.

Qua però sorge un piccolo problema. Un attrezzatura per NU non può assolutamente essere comandata a distanza, come si potrebbe fare con una macchina a controllo numerico tipo una fresa. La normativa macchine parla chiaro, solo l’operatore presente può movimentare i vari componenti potendo tenere sotto controllo l’area circostante al raggio d’azione. 

Quindi? Come si fa? Tutto è perduto?

No, non disperiamo. Basta solo mettersi a ragionare, con calma, quale può essere un parametro modificabile nell’attrezzatura che possa servire a variare la tipologia di lavoro da fare.

Di solito, la discriminante che differenzia una raccolta da un’altra è la tipologia di rifiuto. Bene, alcuni tipi di rifiuti esigono gradi di compattazione diversi rispetto ad altri. Organico e vetro hanno bisogno semplicemente di una pala che distribuisca il rifiuto dentro la vasca, mentre plastica o cartone hanno bisogno di gradi di compattazione più alti.

Ecco quindi l’informazione che possiamo modificare a distanza. Il grado di compattazione della pala. Automaticamente, una volta che il veicolo terminerà lo scarico della vasca, sancendo la fine del giro di raccolta, la macchina darà l’informazione alla piattaforma di monitoraggio e questa riporterà allo standard il grado di compattazione.

Chiaramente la macchina darà anche tutti i vari segnali di stato del mezzo, le ore di utilizzo della PTO, il numero di scarichi o le anomalie che possono sorgere. Il tutto identificando in maniera univoca il mezzo e le informazioni grazie ad un indirizzo IP dedicato.

Ma le attrezzature che NON hanno un sistema di compattazione?

E qui casca l’asino…

A rigor di logica queste attrezzature non potrebbero rientrare nel piano Industria 4.0. Non ci sono informazioni o comandi che possono essere trasmessi alla macchina. O almeno noi non ne abbiamo trovati.

So che alcuni nostri concorrenti offrono sistemi che inibiscono determinate funzioni se il veicolo viene portato fuori da una determinata area. Potrebbe sembrare una buona idea, ma anche confrontandoci con i nostri consulenti non abbiamo trovato nessuna logica nella cosa.

L’inibizione del ciclo di carico da remoto non è un parametro di lavoro sufficiente. Questa, diciamo, è una visione troppo ottimistica e semplicistica di alcuni fornitori e anche di alcuni consulenti.

Interfaccia tra uomo e macchina semplici e intuitive

Al giorno d’oggi è difficile che un’interfaccia non sia semplice e intuitiva. Gli smartphone ci hanno abituato ad operazioni e movimenti che sono entrati nella vita di tutti i giorni. Qua però, per semplice e intuitiva, si intende la possibilità di leggere le informazioni sia con indosso i vari dispositivi di protezione individuale (occhiali, guanti, ecc) sia in condizioni ambientali particolari (illuminazione, posizionamento, presenza di agenti che possono sporcare o guastare i sistemi di interazione, ecc). 

Come dicevo all’inizio quindi, questo criterio è rispettabile con due semplici accortezze. Uno schermo touch screen industriale che consente all’operatore di controllare e comandare la macchina e una piattaforma web da cui un altro operatore può fare il controllo da remoto.

Rispondenza ai più recenti parametri di sicurezza, salute e igiene del lavoro

Su questo punto non credo ci sia molto da spiegare. La macchina deve rispettare gli standard richiesti dalla normativa macchine. Punto.

Eccoci quindi ai tre criteri aggiuntivi da cui se ne devono sceglierne due.

Sistemi di tele manutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto

Con tele manutenzione si intende la possibilità di effettuare interventi di riparazione o di manutenzione su componenti della macchina da remoto o teleguidando l’operatore tramite telefono o tecnologie di realtà aumentata.

La tele diagnosi invece è la “semplice” possibilità di diagnosi dello stato di salute di alcuni componenti della macchina, per il rilevamento di guasti o malfunzionamenti.

Infine il controllo da remoto è un sistema di controllo della macchina a distanza. Il controllo può avvenire sia tramite soluzioni di monitoraggio della macchine in anello aperto, in anello chiuso, in controllo digitale diretto o in supervisione, a patto che ciò avvenga in remoto e non a bordo macchina.

Monitoraggio in continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori e adattività alle derive di processo

In parole povere, anche qui, si chiede che la macchina possa essere monitorata attraverso sensori che controllano le condizioni e i parametri di processo ed eventualmente intervenire in risposta o reazione a questi parametri rilevati.

Sistema cyberfisico

Arriviamo all’ultimo dei 3 criteri “opzionali”.

Con sistema cyberfisico si intendo il cosiddetto digital twin, un modello virtuale della macchina reale. Un modello che ha le stesse caratteristiche e funzioni del modello reale su cui poter fare prove e analizzare il comportamento.

Con questo criterio siamo già un bel passo avanti nella digitalizzazione del mezzo e non so quanto il gioco possa valere la candele su attrezzature come dei minicompattatori. Per questo noi come Rossi abbiamo deciso di sacrificarlo in favore degli altri due criteri.

E ora cosa succede?

Ok va bene Andrea, ma dopo tutte queste parole e questi termini incomprensibili cosa devo fare nel concreto?

In realtà tu in concreto devi semplicemente accertarti che il tuo fornitore ti dia una macchina che risponda ai criteri scritti sopra, acquistare il mezzo e, una volta che ti arriva, chiedere una perizia tecnica che certifichi la conformità del bene.

I vantaggi di tutto questo processo sono molteplici.

In primis c’è il vantaggio economico, che consiste nel recupero del 20% del valore dell’attrezzatura  nei successivi 10 anni1. Ma se tutto si riducesse a questo sarebbe abbastanza frustrante tirare su tutto questo ginepraio.

Avere un attrezzatura interconnessa, monitorabile a distanza, è un vantaggio in termini di gestione della flotta non indifferente. Non sono certo io che te lo devo venire ad insegnare. Già monitori gli spostamenti dei mezzi e i bidoni raccolti, ed è essenziale per capire come lavorano i tuoi dipendenti. Se a questo ci aggiungi il costante monitoraggio dello stato dei mezzi, i cicli di scarico e carico, lo stato dei sensori e delle elettrovalvole, riesci a fare uno storico che ti permetterà di arrivare, insieme all’aiuto del fornitore del bene, ad un’assistenza predittiva che ti farà risparmiare soldi e tempo.

Conclusioni

Forse non sarà semplicissimo, forse può essere che non sia stato pensato benissimo, ma questo incentivo è un primo passo verso una strada che le aziende italiane devono iniziare a percorrere.

Gli investimenti tecnologici legati al programma “Industria 4.0” sono importanti.

La digitalizzazione è importante. Per poter crescere, per adeguarsi all’attuale mondo del lavoro, per gestire al meglio tutte le risorse, in poche parole per lavorare meglio.

Il mondo ce lo chiede: per sprecare e quindi inquinare meno.

Noi come Rossi Oleodinamica abbiamo capito da subito questa cosa e proprio per questo abbiamo voluto fare le cose per bene. Ci abbiamo messo qualche mese in più a partire ma abbiamo voluto affidarci a dei consulenti esterni che, insieme al fornitore della centralina e del software, ci aiutassero ad aiutarti.

Abbiamo voluto fare le cose secondo le regole così da non mettere te nei casini.

E fidati che c’è chi lo fa.

Se vuoi avere informazioni lascia i tuoi datiqua sotto e verrai ricontattato al più presto

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